VENERDI' SANTO - Processione del SS. Legno

Da 299 anni il Venerdì Santo si svolge per le vie di Mola di Bari una raccolta processione con le reliquie del Legno della Croce di Gesù.
Ufficialmente dal 1713 la Chiesa Matrice, intitolata a S. Nicola, possiede due pezzettini della croce che provengono dal monastero di S. Silvestro in Nonantola (Modena).
Ecco la breve storia:
Secondo un’antica tradizione, Sant'Elena, madre dell’imperatore Costantino, nel IV secolo ritrovò a Gerusalemme la Croce di Cristo, che fu divisa in tre parti, assegnate a Gerusalemme, a Costantinopoli e a Roma.
Nel secolo XI un pezzo della croce che stava a Costantinopoli fu donato all’Abbazia di Nonantola, che ospitava i monaci Benedettini. Nel 1678 questi fecero preparare una croce d’argento in cui conservare il SS. Legno. Nel far ciò, avanzarono quindici pezzetti e molti frammenti.
Il Cardinale Antonio Barberini Junior, Abate commendatario della Abbazia, diede al suo segretario che era molese (Mons. Giacomo Teutonico, protonotario apostolico) i quindici pezzettini e frammenti.
Mons. Giacomo Teutonico consegnò le suddette reliquie al fratello, Dott. Giuseppe Teutonico, e questi, in seguito, le donò al nipote don Nicola Teutonico, figlio del fratello Giulio.
Don Nicola Teutonico distribuì le reliquie a persone di sua conoscenza di varie parti d’Italia (Milano, Fermo, Alessano, Rutigliano).

Al Capitolo di Mola donò due pezzetti che, disposti a croce, sono racchiusi in una crocetta di cristallo. Alcuni anni dopo, nel 1713, l’Arciprete di Mola Dott. Don Giuseppe Zuccarino, chiese all’Arcivescovo di Bari, Mons. Gaeta senior, l’autorizzazione per celebrare, in forma solenne, l’ingresso nella Chiesa Matrice del SS. Legno e di alcune reliquie di Santi.
L’Arcivescovo, riconosciuta l’autenticità delle reliquie, con lettera del 25/09/1713, non solo autorizzò la solenne pubblica esposizione, ma addirittura volle egli stesso dettare il cerimoniale da seguire nella solenne ricorrenza. È molto probabile che dall’anno successivo abbia avuto inizio la processione del SS. Legno del Venerdì Santo.
Da allora sono passati 299 anni e la processione si avvale ancora oggi delle disposizioni contenute in quella lettera; le strade da percorrere, chi deve officiare il rito e la presenza di tutte le autorità civili e relgiose della comunità molese.

La processione, a cura dell' Arciconfraternita del SS. Sacramento, esce dalla Chiesa Matrice alle ore 19,00 e termina alle ore 20,00 con la benedizione dei presenti in piazza XX Settembre.

 - Testo e foto tratti dal sito http://www.acrsannicolamola.blogspot.it.


Il Venerdì Santo nel passato molese

Nelle prime ore del mattino usciva la statua di Maria SS. Addolorata, Patrona di Mola. Era l'ultima statua dell'Addolorata ad uscire in processione mentre tutte le altre vagavano per il paese nella sera del Giovedì Santo.
Tantissime persone continuavano a recarsi alla Cappella del Calvario per il rito del bacio a Cristo. Per le vie di Mola si diffondeva l'odore della preparazione del "calzone di cipolla", unica cosa commestibile concessa durante la giornata poichè trattasi di un piatto povero.

Nelle case dei molesi tutto si appresta per la preparazione del tradizionale "calzone di cipolla" del Venerdì Santo (anche se alcuni lo mangiano il Giovedì). La tradizione del "calzone di cipolla" si rifà esattamente agli episodi della Bibbia quando, per digiuno dalle carni, si doveva mangiare pane azzimo (la massa del "calzone" infatti non si fa lievitare ed è composta da vino bianco anzichè da acqua) ed erbe (da qui le cipolle).

Alcuni farciscono il "calzone" non solo con la cipolla "sponzala" ma anche con tonno e cipolla rossa (con aggiunta di mozzarella, capperi e olive nere), oppure con la carne macinata, salsa ed il prosciutto cotto. (i credenti, ovviamente, evitano di mangiare la carne il Venerdì Santo ma il calzone con la carne o con il prosciutto, viene preparato per coloro che non riescono a mangiare la cipolla).


Al mattino tutti cercavano di portarsi la sedia in chiesa per prenotare il posto migliore per la "Messa di Agonia" che iniziava a mezzogiorno o alle 13 e durava tre ore.
La suddetta celebrazione avveniva soltanto in due chiese: nella Chiesa del SS. Rosario la Messa era accompagnata da violini, mandolini e chitarre che suonavano durante gli intervalli della predica.
La celebrazione era animata da un predicatore non molese che dal pulpito suscitava commozione mentre pronunciava le ultime parole di Cristo sulla croce. Ad un certo momento della Messa, entrava in chiesa la statua dell'Addolorata ed il predicatore, con sottofondo musicale, si rivolgeva a Lei con parole declamate, sussurrate o gridate che facevano così: "Perdonaci o Maria se per colpa nostra tuo Figlio è in croce ... perdonaci se per i nostri peccati ti stiamo facendo soffrire questo dolore!". In questo preciso momento, tutte le donne scoppiavano in lacrime per quanto il predicatore riusciva a far rivivere le suggestioni delle ultime ore di vita di Gesù. 
Nella Chiesa Madre nel frattempo si svolgeva la scena del "chiasso a Cristo": al momento della morte di Gesù sulla croce "Eloì, Eloì, lemà sabactanì", da dietro l'altare si alzava fragoroso un rumore provocato dal battito dei piedi sul pavimento del coro in legno, a simboleggiare il terremoto che avvenne nel momento in cui Gesù spirò. Le donne piangevano colpite, i bambini lo facevano per immensa paura. La scena del "chiasso" veniva più volte ripetuta durante l'Ufficio delle Tenebre. 
Alle ore 18 dalla chiesa Madre partiva la processione del SS. Legno curata dalla Confraternita del SS. Sacramento. Le macellerie esponevano fuori dal proprio negozio gli agnelli interi infiorati e illuminati mentre dai balconi pendevano le coperte di seta. 
Alla processione del SS. Legno partecipano tutte le Confraternite seguendo un ordine prestabilito dal 1714: Confraternita di San Giovanni Battista, Confraternita di San Rocco, Confraternita di San Francesco d'Assisi, Confraternita dell'Addolorata, Confraternita del Sacro Monte del Purgatorio, Confraternita del SS. Rosario, Confraternita del SS. Sacramento. La processione raggiunge picchi di suggestione in una strada strettissima (via Fratelli Bandiera), percorso voluto sin dal princìpio da alcuni benefattori i quali vollero che il Santissimo passasse nella strada da loro abitata.
Tale volontà è stata esplicitata con un atto notarile. Negli anni '20 e '30 la processione del Cristo Morto usciva alle 4 del mattino e la statua non era racchiusa nella bara di cristallo ma era adagiata su di una culla in legno dorato.

- Testo tratto da "Come eravamo a Mola" di Mario Ventura (1991).
- Foto a cura di Nico Colella.